Home Società Palmares
Calendario Gare Affittare i campi
26 apr 2024 - 20.03
Società
ASD La N. Pol. Novoli
Organigramma
Dove siamo
Contattaci
Comunicati
Documenti
I nostri campi
Biglietteria
Affittare i campi
Attività Stagionale
Iscrizioni
Info iscrizioni
Listino Prezzi
Stagione 2023/24
Prima Categoria
Juniores Reg.
Allievi 2007
Allievi B 2008
Giovanissimi 2009
Giovanissimi B 2010
Esordienti 2011
Esordienti B 2012
Pulcini 2013
Pulcini 2014
Primi Calci 2015
Primi Calci 2016
Piccoli Amici 2017/18
Women C5
News Stampa
I nostri Tornei
Archivio
Stagione 2022/23
Stagione 2021/22
Stagione 2020/21
Stagione 2019/20
Stagione 2018/19
Stagione 2017/18
Stagione 2016/17
Stagione 2015/16
Stagione 2014/15
Stagione 2013/14
Stagione 2012/13
Stagione 2011/12
Stagione 2010/11
area riservata
login
password

 
 Sponsor
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Pubblicizza e migliora l'indicizzazione del tuo sito internet con strumenti professionali.

Apri la tua web area nella nuova community.

Progetto federale

L’incontro-dibattito, organizzato dalla nostra società nell’ambito del progetto FIGC Calcio giovanile: Crescere insieme-conoscersi-confrontarsi” si è tenuto ieri sera in Via di Novoli 91/U ed è stato condotto dagli psicologi FIGC D.ssa Sara Binazzi e Dr. Ludovico Arte.
Ha coordinato il responsabile della Scuola Calcio Salvatore Battaglia.
Partecipanti: Il Vice Presidente Roberto Travagli; il dirigente Paolo Mugelli; gli istruttori Nicola Sciulli, Marco Uscelli, Simone Sterrantino e Andrea Innocenti; i genitori: Cirina (2000), Gashi e Spaho (2005).

Salvatore Battaglia
- Purtroppo ( negli ultimi anni la situazione si è acuita), la tendenza dei genitori e di qualche istruttore è quella di valutare l’impatto dei bimbi che si affacciano per la prima volta all’attività di gruppo, solo da un punto di vista tecnico (!!!), cercando di intravedere somiglianze con questo o quel campione affermato, al massimo si spingono ad osservare se l’allenatore ci sa fare o se l’ambiente che ospita il proprio figlio… trascurando il fatto che c’è ha testa, con un entroterra di emozioni, motivazioni, aspettative e, non ultimo, una persona in crescita non solo fisica, ma soprattutto psicologica…
Perciò l’obiettivo di questo incontro è di approfondire certi aspetti e renderci maggiormente conto del mondo che caratterizza i bambini che fanno sport di gruppo.

Dr. Ludovico Arte-
Il mondo attuale presenta due tipologie di bimbi:
a) quelli viziati, a cui i genitori concedono tutto, che dormono fino a tarda età con i genitori, a loro volta ansiosi, premurosi, che sgombrano la strada da qualsiasi ostacolo… e non li mettono mai in condizione di affrontare la loro vita, di formarsi….
b) bimbi con genitori che lavorano e con cui stanno poco, anche per altri motivi, e che devono organizzarsi la vita autonomamente.
Va da sé che ad un certo punto il genitore deve “staccarsi” e permettere al figlio di fare esperienze da solo e formare la propria personalità… In questo senso l’attività di gruppo è una grande opportunità per cominciare a ridurre la dipendenza dai genitori… Si sa che a 5-6 anni sono molto egocentrici ma subito dopo hanno bisogno di vivere nel gruppo: si vedrà accettato o rifiutato dai suoi coetanei, percepirà di essere simpatico o antipatico, in altri termini comincia a farsi un’immagine di sé (essere capace o no) in base a quello che gli dice l’adulto (insegnante-istruttore-genitore) ma anche in base a ciò vede da sé…
C’è quindi un’altra “partita” che si gioca nella mente del bambino e la società sportiva deve contribuire a educarlo a vivere nel gruppo, che svilupperà in lui quel “senso di appartenenza” in cui si rifugerà e che gli fornirà il piacere di andare agli allenamenti o alla partita….
Un buon allenatore deve saper tenere insieme ragazzi bravi e meno bravi, recuperando la filosofia del “gioco di strada” sperando di ritrovare quel mondo di un tempo in cui scegliendo le squadre, ci piaceva avere con noi non solo quello che faceva tanti gol ma anche quello meno capace ma che era simpatico, aveva altre qualità... dando la possibilità ad ognuno di ricoprire il proprio ruolo, il proprio modo di stare nel gruppo..
Non sottovalutare che se i ragazzi “stanno meglio”, “apprendono meglio”.
Nel gruppo c’è l’elemento più timido, quello più prepotente… l’allenatore (l’insegnante, l’adulto) deve gestire tutti e soprattutto “vedere” cosa succede: Quando vengono superati certi limiti (una prevaricazione) deve “intervenire-valutare-decidere” capire-cioè se si tratta di un’esagerazione da minimizzare o di una cosa grave da stigmatizzare… e non sempre è facile.
La “partita” della vita in gruppo è molto importante

Pierluigi Cirina (genitore 2000) - C’è il “gruppo famiglia”, il “gruppo scuola”, il “gruppo calcio” non sono un po’ troppi e spesso diversi tra loro? Ci son troppi problemi e non è facile conciliarli!

Dr. Ludovico Arte
 - Intanto questi gruppi dovrebbero interagire maggiormente, imparare a conoscersi, confrontarsi, al fine di aiutare il ragazzo a costruirsi… creargli le condizioni perché sviluppi la sua personalità… Sapendo che tutto si gioca non sulle parole o sui principi enunciati, ma sui fatti, sui comportamenti e sui comportamenti non verbali che il ragazzo percepisce benissimo!
Se ci sono due ragazzi di diverso livello, è importante ridimensionare il “gallettino” (evidenziandone un difetto) e rivalutare il meno bravo (facendogli eseguire il gesto che sa fare meglio)…

D.ssa Sara Binazzi
 -
Quando ci sono episodi di spavalderia, di esibizionismo fine a sé stesso (un ragazzo che porta la palla senza mai passarla), non intervenga l’adulto… vedrete che saranno gli stessi compagni di squadra a farglielo notare… Da elaborati scritti da bambini di 5^ elementare è emerso che nell’attività sportiva un peso rilevante assume il risultato… altri affermano che il piacere dell’attività è ritrovare i propri compagni e stare in gruppo…. La cosa negativa è avere uno che non passa la palla (quanta saggezza!!!)!

Salvatore Battaglia
 - Il problema è che bambini tanto saggi non emergono perché spesso sono i genitori ambiziosi che determinano gli atteggiamenti… e gli stessi ragazzi bravi (di un nostro gruppo) non si divertirebbero se al campo dovessero ritrovarsi solo con quelli che non sanno giocare come loro o, se “resistessero” nell’esercitarsi con un ragazzo scarso, dopo un po’(10‘ ?) suo padre verrebbe da me a chiedere di smetterla con quello spettacolo (“quello non è calcio”!!!)…

Dr. Ludovico Arte
– È importante che i bambini, in gruppo abbiano la possibilità di esprimersi, così emergeranno i pensieri, i valori, le opinioni… e l’adulto ci deve contare

Roberto Travagli (vice presidente)
– I gruppi, il branco si regola da sé ma, nel calcio, diversamente da ciò che accade a Scuola, il lavoro dell’adulto(istruttore) subisce l’interferenza forte dei genitori…che spesso formulano giudizi, consigli, direttive… Noi abbiamo gruppi di ragazzi di 13-14-15 anni che hanno ricevuto offerte da società più blasonate ed hanno scelto di restare, perché a Novoli stanno bene… Siamo riusciti a lavorare bene sui gruppi, cosa più difficile con le squadre dei più piccoli che, giocando a 5-6-7 tendono a privilegiare i più bravi senza pensare al futuro…. Genitori che qualche anno fa volevano i gruppi di “elite” oggi si rendono conto che allora si sbagliavano… Soprattutto vedere oggi come ragazzi “fenomeno” di qualche anno fa (con genitori che snobbavano i ragazzi meno bravi) oggi siano diventati “normali”. Sarebbe interessante sentire oggi i genitori…

Salvatore Battaglia
- In nostro aiuto potrebbe intervenire la possibilità (irrealizzabile) di riportare indietro l’orologio di alcuni anni e far ammettere da qualche genitore “di essersi sbagliato” Purtroppo quando se ne accorgono il danno (discriminazione nei confronti dei meno bravi) è già consumato!

Dr. Ludovico Arte
- I genitori vanno aiutati a capire: Come seguire il figlio; come stare in tribuna; quando esprimere il proprio giudizio; quali sono i confini del proprio agire
Basterebbe una telecamera per dimostrare a certi genitori come cambiano “appena la palla comincia a rotolare” e “quanto l’emotività sia difficile da controllare”… Sottolineare l’effetto negativo del loro comportamento sui propri figli…

D.ssa Sara Binazzi
– Fondamentale sarebbe distribuire ai genitori la “carta dei diritti dal bambino” in cui appare il “diritto a divertirsi”
Il ruolo dell’allenatore è fondamentale… Si dice che deve essere competente… cosa vuol dire? Intanto un bambino ha scritto che l’allenatore che urlava all’allievo come fare usando modi sgarbati o parolacce… non era un allenatore “competente”. Quindi si deve differenziare la competenza tecnica da quella relazionale…

Le emozioni - un bambino ha detto che un’emozione è “arrabbiarsi” per una prevaricazione o un’offesa e come reazione? “Non rispondere alla provocazione, facendo sì che l’altro smetta”…ma non sempre funziona… anche in questo caso la via giusta è quella di permettere ai componenti di aprirsi, di esprimere il proprio pensiero senza sentirsi condizionati dal silenzio…poi trovano l’equilibrio da sé.……
L’appartenenza – A 8-9-anni è fondamentale per la formazione stare in gruppo, trovarsi insieme, perciò bisogna dare spazio a tutti, una voce a tutti, farli partecipare… far capire che si può sbagliare.. Spesso è tanta la paura di sbagliare da indurli a non fare…
Quando un ragazzo bravo diventa “normale” vive questo peggioramento come un’ulteriore delusione inferta al genitore ambizioso che aveva vissuto l’esperienza sportiva come un proprio “bisogno” da perseguire ad ogni costo…

Gianluigi Cirina - La competizione deve esistere?

Dr. Ludovico Arte – Certo! Tutti devono giocare e cercare di vincere, desiderare di vincere … Il male è che spesso passa il concetto che si “deve” vincere quindi il “desiderio” si trasforma in “bisogno”! L’allenatore deve insegnare a saper perdere… così vivono meglio la vita di gruppo.
Una sconfitta può portare sofferenza, frustrazione è vero, ma non è un male perché, vivere una frustrazione oggi, li aiuta a sopportare cose più gravi in futuro! Se facciamo di tutto per evitargli la frustrazione, quando da grande avrà un problema grosso si vedrà perso!
Alla fine del dibattito, Salvatore Battaglia, premettendo che la domanda che stava per formulare esulava dal tema della serata, ha detto: ” Ho sempre osteggiato quegli accompagnatori che, tra il 1° e il 2° tempo, distribuivano zollette di zucchero ai ragazzi… A parte l’inefficacia energetica della zolletta il cui effetto si esaurisce velocemente, provocando addirittura un peggioramento, ritenevo che potesse costituire un pericolo mentale… e cioè che fosse necessario l’aiutino in un momento di difficoltà… è corretto?”.-

D.ssa Sara Binazzi - A parte l’effetto “placebo” di alcune sostanze, può certamente passare il messaggio, per i più “deboli” che, in un momento di difficoltà, l’aiutino possa servire…quindi si diventa “dipendenti” e con il tempo aumenta la dose dell’aiuto…
È stato anche dimostrato scientificamente che alcuni prodotti in commercio all’apparenza innocui (Estatè) diano dipendenza…
Questo fatto è stato confermato da Paolo Mugelli che, in comitiva a Londra, ha dovuto cercare quella bibita richiesta disperatamente da un ragazzo.
Alle 23 la riunione si è conclusa.

© 2010/24 - ASD La Nuova Polispostiva Novoli - tutti i diritti sono riservati
servizio realizzato con tecnologia Scaltry Web Engine 8.1 Scaltry Web Engine Lite by FornaSoft® by FornaSoft® Future's information technology FornaSoft ®